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Un viaggio verso la memoria e l`infanzia è i clowns (1970). A interpretarlo sono tutti personaggi del circo, domatori e clown. Da questo punto di vista è anche un documento di un mondo che fino ad allora non era ritenuto degno di essere 'fermato' né dal cinema né dalla televisione. Il montaggio di un tendone da circo viene osservato con curiosità da bambino. La vista dei clown gli ricorda alcuni personaggi della vita reale. L`azione si sposta ai giorni nostri. Fellini realizza un`inchiesta televisiva e rintraccia vecchi pagliacci, i pochi sopravvissuti di un mondo che ormai non esiste più, filma i loro volti invecchiati, tristi, inventori di tante risate, verso i quali Fellini si sente debitore.
La ricerca comincia in uno dei pochi circhi ancora in funzione, quello di Liana Orfei, nel quale si assiste a qualche 'numero', sottolineato da brevi risate del pubblico, all`ammaestramento di una belva, ai segreti dei pagliacci.
Fellini discute con i Clown; vengono fatti nomi famosi, ormai antichi, di proprietari di circhi. Astley, Franconi, Barnum, Mediano; si parla dei pagliacci più ammirati: Béby e Antonet, Footit, Chocolat, Dario e Bario, Rhum. Si racconta la storia di James Guyon, il primo 'augusto' della storia (cioè il tipo di pagliaccio goffo e ridicolo, contrapposto al clown tradizionale, con la faccia imbiancata e il cappello a cono); si descrive la fine di Guyon che, alcolizzato e malato fuggì dall`ospedale quando seppe che in città erano arrivati Footit e Chocolat: arrivato al Crirco rise a tal punto che morì.